Teatro romano, soprintendenza e associazioni culturali a confronto

TERAMO – Teatro romano: "un vuoto urbano irrisolto", "mai creata una zona di rispetto del bene archeolgico a causa di cattivi amministratori", "le pietre non si toccano perchè utili alla ricostruzione". Sono queste le posizioni emerse oggi nel corso del tavolo tecnico allargato alle associazioni culturali cittadine e voluto dal sindaco Maurizio Brucchi e dall’assessore ai Progetti strategici Giacomo Agostinelli alla presenza di Fabrizio Magani, direttore regionale ai Beni Culturali, e al soprintendente per l’Abruzzo Andrea Pessina. Alla riunione hanno preso parte esponenti di Teramo Nostra, dell’Archeoclub, del Fai, di Italia Nostra ma anche del gruppo dei radicali, schierati da tempo contro la rimozione delle pietre romane. Per Sandro Melarangelo, esponente di Teramo Nostra, i reperti non vanno toccati, poichè erano parte dei 4 fornici (gli archi monumentali romani) abbattuti nel 1961durante una iniziativa di scavo dell’allora sindaco Gambacorta, e dunque utlili agi studi archeologici. Magani ha sottolineato che è interesse della direzione regionale dei Beni Culturali vigilare affinchè il nuovo progetto di recupero funzionale del teatro proceda nel rispetto delle condizioni amministrative e nelle modalità tecniche corrette. "Sarebbe imbarazzante se ciò non accadese" ha precisato Magani che ha però ribadito che nessuno considera o svilisce i reperti come "pietre, sassi senza valore", ma che il loro spostamento era previsto e inserito nel progetto di recupero e finalizzato al loro studio e ricollocazione originaria una volta ultimato il progetto di riqualificazione. "Uno spostamento necessario – hanno ribadito il sindaco e l’asessore Agostinelli – sia per motivi logistici poichè impediscono ai mezzi di muoversi nell’area di cantiere, sia per motivi tecnici in modo da rendere possibile la loro catalogazione"